C’è preoccupazione tra gli agrumicoltori di Confagricoltura per il riscontro, avvenuto alle frontiere, di cinque carichi di agrumi provenienti dal Sudafrica contaminati da black spot, fitopatia altamente contagiosa e al momento assente nell’Ue. Per questo il presidente della Confagricoltura Mario Guidi ha scritto una lettera al ministro per le Politiche agricole Nunzia di Girolamo, chiedendole di appoggiare, magari insieme ai ministri degli altri Paesi produttori, la richiesta avanzata dal Copa-Cogeca alla Commissione europea, di sospendere immediatamente l’importazione nella Ue di agrumi provenienti dal Sudafrica, fino a quando la malattia non verrà eradicata, assegnando al problema la massima urgenza in quanto al momento non esiste alcuna misura di controllo.

Confagricoltura ricorda che l'agente causale della “macchia nera” degli agrumi è un fungo, la Guignardia citricarpa (Phyllosticta citricarpa), già inserito nella lista dei patogeni e degli insetti di cui è vietata l’introduzione elaborata dal “European and mediterranean plant protection organization”. Il patogeno è presente in Africa e in America latina (Argentina e Brasile).

Nei mesi scorsi la Commissione europea aveva più volte invitato le autorità sudafricane a prendere idonee misure per prevenire la propagazione della malattia in Europa, dopo l'avvertimento lanciato dall'Autorità europea per la sicurezza alimentare, Efsa, in relazione all'elevato rischio di contaminazione e, nel mese di marzo, aveva addirittura annunciato che sarebbero state prese misure drastiche, quali il blocco delle importazioni, se nel corso del 2013 fossero state riscontrate cinque intercettazioni.

Confagricoltura rimarca l’importanza che l’agrumicoltura riveste per l’Europa, e per il Sud Italia in particolare, sia dal punto di vista economico, sia sociale, evidenziando quanto questo settore sia già altamente provato da altre fitopatie, oltre che da condizioni di mercato potenzialmente squilibrate.
La lettera del presidente Guidi si conclude con l’auspicio che questo episodio stimoli una maggiore attenzione al principio di reciprocità degli standard fitosanitari a livello internazionale, evitando situazioni che si ripercuotono sistematicamente a danno del sistema agricolo.