La presentazione del Consorzio di promozione della piadina romagnola avvenuta nei giorni scorsi a Casa Artusi a Forlimpopoli ha riacceso l'annosa questione: Igp sì o Igp no?

Se da un lato c'è la soddisfazione del presidente del Consorzio, Elio Simoni, e l'appoggio della Regione Emilia-Romagna, di tutt'altra campana è Gianpiero Giordani che, raggiunto telefonicamente da AgroNotizie, parla a nome dell'Associazione per la valorizzazione della piadina romagnola di Confesercenti cesenate, Forlì e Ravenna, oltre che di Slow Food Emilia Romagna.

"E' una storia vecchia, quella della piadina - spiega Giordani -. Abbiamo raccolto migliaia di firme, da anni facciamo opposizione al riconoscimento Igp per la piadina romagnola: il marchio porterebbe vantaggio solo all'industria, non proteggerebbe la 'vera' piadina, quella dei chioschi e dei ristoranti, non quella prodotta nelle industrie. I due prodotti non sono paragonabiliCon il riconoscimento Igp non viene valorizzata la freschezza e non è nemmeno previsto che le materie prime utilizzate siano locali. Dopo le prime critiche che abbiamo avanzato, c'è stato solo un aggiustamento con la dicitura di 'lavorazione manuale tradizionale', ma questo non basta, il consumatore sarebbe confuso nella scelta tra i due prodotti. Per questo motivo invieremo ulteriori osservazioni alla Commissione europea in merito alla proposta del Disciplinare sul marchio Igp".

Le stesse osservazioni sono riportate in una nota congiunta di Slow Food e Confesercenti che sottolinea come nel disciplinare venga meno il legame del prodotto Igp con l'origine geografica.
"Il disciplinare porta sì le prove del legame storico-tradizionale tra la piadina romagnola e una porzione di Romagna - scrivono - senza però specificare che queste prove si riferiscono solo alla piadina fresca e in nessun caso al prodotto a lunga conservazione che ad essa si vorrebbe ricollegare".

In sostanza, viene contestata l'identificazione del prodotto artigianale per il consumo fresco e quello destinato alla produzione industriale, "che non ha legami col territorio, a parte la sede dello stabilimento produttivo".

Inoltre, non è detto che tutti i chioschi faranno richiesta per il riconoscimento.  "Se un chiosco che da trent'anni fa piadine non presenta la domanda - chiosa in modo provocatorio Giordani - non può chiamare il suo prodotto piadina romagnola. Le sembra giusto?"

Per chi volesse approfondire l'argomento è possibile scaricare il disciplinare in formato pdf