In vista delle imminenti semine autunnali dei frumenti, Sis - Società italiana sementi registra lo straordinario successo della varietà 'Bologna', che si conferma la prima coltivata in Italia e la cui disponibilità si sta avviando all'esaurimento. 

Con oltre 2.800 ettari di superficie da seme certificata, il 'Bologna' manterrà con ampio margine anche nelle semine 2011 la prima posizione tra le varietà di frumento tenero coltivate in Italia, dopo che nelle semine 2010 aveva già raggiunto il primato con oltre 1.900 tonnellate di seme certificato. 

Il grande successo di questa varietà - introdotta nei primi anni 2000 e che ha visto le sue superfici in costante aumento - è stato decretato dall'adattabilità e dalla stabilità produttiva, ma soprattutto, come sottolinea il direttore generale Sis, Claudio Mattioli, "dalle sue caratteristiche molitorie che hanno contribuito ad innalzare significativamente il livello della qualità della produzione italiana". E infatti il 'Bologna' è da tempo al centro di diverse filiere, ad esempio le farine per i panini di Mc Donald's. 

"Ottime le richieste - continua Mattioli - anche per altre due varietà recentemente introdotte da Sis  sul mercato dei teneri, e cioè 'Tiepolo', primo nelle prove nazionali tra i panificabili superiori, e 'Masaccio', frumento panificabile che unisce alle grandi potenzialità produttive e alle grandi stabilità e rusticità un elevato grado di alternatività e quindi un' ampia finestra di semina". 

Tra i frumenti duri continua il successo di 'Claudio', la cui produttività ed adattabilità ai più svariati areali ne hanno favorito la diffusione, oltre che su tutto il territorio nazionale, anche in Francia, Grecia e Spagna. Sulla scia di 'Claudio' e delle sue più diffuse varietà come Orobel, Isildur e Liberdur, Sis ha introdotto da quest' anno sul mercato le novità Cesare, Massimo Meridio e Marco Aurelio su cui è già incentrata l'attenzione non solo degli agricoltori, ma anche dell'industria trasformatrice in virtù delle loro caratteristiche qualitative.

Sis è impegnata a fianco dei produttori nella sfida su qualità e tracciabilità, elementi cardine per dare più valore aggiunto al prodotto nazionale e più margine alle imprese agricole. "Ma attenzione – avverte Mattioli – solo l'uso di seme certificato garantisce all'agricoltore il ritorno del proprio investimento e la tracciabilità della propria produzione. Bisogna diffidare dei mercati paralleli di seme non certificato che nella maggior parte dei casi è comune granella senza alcuna garanzia di germinabilità, purezza e sanità".

"I produttori agricoli che pensano di utilizzare questi prodotti come seme - conclude Mattioli - mettono a rischio il buon esito del proprio raccolto, a fronte di un presunto risparmio nell'acquisto della semente certificata. La battaglia per dare un futuro alla buona pasta italiana, fatta con grano duro nazionale, non può prescindere dall'utilizzo di semente di qualità e certificata". E lo stesso discorso, conclude Mattioli, vale per la qualità delle produzioni di frumento tenero e di tutti gli altri cereali a paglia.